Dopo il blitz della polizia all’evento del Gay Pride del 4 agosto, gli attivisti sono preoccupati perché temono ci possa essere un’inversione di marcia e si possa perdere molto del lavoro fatto negli ultimi anni con estrema fatica. Dopo diverso tempo, si era arrivati a piccole conquiste , grazie ai difensori dei diritti LGBTI in Uganda. Ora dopo gli ultimi episodi alcuni di loro, vivono il timore che si possa tornare indietro. Le paure purtroppo sono legittime, visto che solo nel 2014 una legge che penalizzava i diritti degli omosessuali stava riscuotendo grande successo.
Durante l’irruzione delle forze dell’ordine al Venom, venerdì sera, la polizia ha arrestato a Kampala 10 degli organizzatori dell’Uganda Pride. La festa per l’elezioni di Ms e Mr Pride ha avuto inizio normalmente, con brindisi , danze e baldoria. Ma un’ora dopo la polizia ha invaso il locale sbarrando tutte le porte. Senza dare alcuna spiegazione.
L’attivista Hassan Kamoga si trovava lì.
“All’inizio sono andato verso la porta per capire cosa stava succedendo , mi hanno fermato e mi hanno intimato di stare lontano e mettere via la macchina fotografica . Allora ho chiesto ad uno dei due poliziotti se potevo uscire , mi hanno risposto che non potevo andare da nessuna parte , hanno invitato tutte le persone a sedersi”, ha riferito Kanoga.
L’atmosfera era un misto fra confusione e rabbia, alcuni dei partecipanti hanno detto che la polizia ha scattato delle foto ai loro visi, un uomo per timore delle violenze , si è lanciato dalla ringhiera del balcone. I funzionari lo hanno accompagnato in ospedale.
Dopo circa un’ora gli agenti hanno detto alla folla che potevano lasciare il locale, ma solo scortati dalle guardie.
Al Distretto di polizia il comandante Isaac Mugerwa ha riferito che la festa è stata interrotta perchè non vi era abbastanza sicurezza, i partecipanti potevano essere messi in pericolo. Ha anche sottolineato che la polizia non aveva ottenuto il preavviso della manifestazione, quindi era stato violato il Public Order Management Act. Ma gli organizzatori smentiscono.
L’Art 19 della legge ugandese prevede infatti che vi sia una notifica di almeno 3 giorni per annunciare le riunioni o le assemblee, o come in questo caso gli eventi non concessi dalla legge. Questo decreto non garantisce il diritto alla libertà di espressione, e neppure quello della libertà di riunione pacifica, che non vengono salvaguardati in Uganda. Lo Stato non riesce a garantire un procedimento semplice alle assemblee bonarie e ha stabilito una prassi di autorizzazione di fatto, che è inutilmente burocratica con un ampio margine di discrezionalità per poter permettere al governo di rifiutare le notifiche; senza dimenticare che la legge non offre nessuna protezione ai diritti dei media, dei giornalisti, tra cui anche i blogger. Si pensa che molti di questi problemi riguardo la delibera si sarebbero potuti evitati se il processo di stesura fosse stato più trasparente. Al Ministro degli Interni è anche stato chiesto di porre delle modifiche al decreto, per poter colmare varie lacune, ovviamente non sono state accordate.
Anti-Homosexuality Act
Un’altra legge che in Uganda nel 2009 è diventata un caso internazionale, è l’Anti-Homosexuality Act, dopo la notizia che il Parlamento aveva approvato una legislazione che prevedeva la pena di morte per le persone omosessuali, il decreto ha creato molto scompiglio ed è stato successivamente modificato con il carcere a vita. La legge contro l’omosessualità è passata , ed è stata firmata nel 2014 dal Presidente Museveni, ma è stata annullata nello stesso anno per un cavillo legale. Nonostante questo, le polemiche non si sono spente e la vita per la comunità gay è rimasta difficile e carica di violenze . Tanto da costringere molte persone LGBTI a lasciare il Paese per tentare di raggiungere mete migliori.
Gli atti omosessuali sono ancora illegali in Uganda e punibili dalla legge con la detenzione; tuttavia i sostenitori per i diritti LGBTI dicono che c’è stato un marcato cambiamento negli ultimi anni, le tensioni si sono un po’ raffreddate , ed alcuni eventi sociali o manifestazioni artistiche per i membri della comunità LGBTI erano permesse, ed hanno cominciato a celebrarsi anche nel Paese.
Questi eventi includono, giochi LGBTI a tema , un concorso internazionale per la squadra gay di nuoto ugandese , ed anche il festival del cinema “Queer” di Kampala, previsto per dicembre.
Le persone arrestate hanno poi riferito di essere state liberate in breve tempo, ma hanno subito vessazioni e aggressioni durante la detenzione.
Pepe Julian Onziema ha detto, che quando ha chiesto chiarimenti alla polizia circa la loro presenza è stato arrestato.
ha continuato:”Allora ho cercato di indagare su “cosa stesse succedendo” Ma in risposta sono stato schiaffeggiato e ammanettato , ci hanno spinto in un camion e ci hanno fatto sedere , dicendoci che eravamo omosessuali e ci hanno insultato”.
Onziema ha riferito che sono stati rinchiusi in celle con altri detenuti ostili.
“Uno dei ragazzi ha cominciato a colpirmi . Io gli ho chiesto se c’era un motivo per cui ero stato portato lì e per il quale ero stato arrestato, lui mi ha risposto che io ero omosessuale, loro dovevano insegnarmi una lezione. Il ragazzo continuava a colpirmi poi a colpire ancora. Sono sicuro che la polizia era stata messa al corrente delle violenze che sono avvenute durante gli arresti . Dopo averci spinto nelle celle con gli altri detenuti hanno chiesto “cosa dobbiamo fare con questi?”. Quindi già sapevano che qualcosa sarebbe successo.
Nonostante la legge anti-omosessualità non sia più attiva si accettano atti brutali di questo tipo, la paura è che lentamente vengano applicate nuove restrizioni e si possa tornare alla violenza e al permissivismo da parte dei governi. Si bruci così in un attimo tutto il lavoro fatto negli ultimi anni. Speriamo che questo non accada. Che non vengano adottate nuove leggi draconiane finalizzate a ledere i diritti dei gay.
Support Uganda
Tobias Pellicciari